Quella che risponde a monosillabi, o tace,
quella che ci fa maledire quel posto e quell'orario,
quell'appuntamento non saltato, quel numero di
telefono scambiato troppo in fretta.
Credo serva ad insegnarci quel che non vogliamo,
quali e quante persone possano esserci affini, e quali,
invece, dovremmo necessariamente trattare come conoscenti.
Serve a perderci appresso un po' d'anima, e a rimanere
rintanati a leccarsi le ferite, giurando che si tratta
davvero dell'ultima possibilità. Anche se siamo codardi
nell'ammettere che l'ultima sarà sempre penultima.
Fa parte dei passaggi obbligati, delle tappe della vita che
volenti o nolenti dobbiamo rispettare per forza.
Come la caduta dei denti da latte, la bici senza rotelle,
gli esami di maturità, la prima notte in bianco,
la macchina che si spegne al semaforo, quando
dietro c'è la coda. Una tappa obbligatoria.
Un ostacolo da superare per proseguire la corsa ed
avvicinarsi al traguardo. Non importa quanto male abbia fatto.
Lo sappiamo solo noi. Conta non ricadere più nello stesso
errore. Conta imparare a riconoscere le persone.
Che quando qualcuno si comporta da stronzo, non lo fa
perché gli gira così, o perché abbiamo capito male.
Se uno è stronzo, non esistono altarini, resta stronzo.
Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo
costruirci un miglior presente.